#09 Speciali TFI | Oltre lo schermo: TFI Immersive, lo spazio dedicato all’ottava arte

#09 Speciali TFI | Oltre lo schermo: TFI Immersive, lo spazio dedicato all’ottava arte

Novembre 2025

Novità assoluta dell’8ª edizione di TFI Torino Film Industry è TFI Immersive, nuova sezione attivata da Film Commission Torino Piemonte dedicata alle pratiche audiovisive che stanno espandendo linguaggi ed estetiche oltre i confini dello schermo cinematografico.

Curata da Sara Tirelli con la collaborazione di Federico Anselmi, la sezione mira a costruire un osservatorio per analizzare l’evoluzione delle tecnologie immersive e degli strumenti di creazione digitale, e si inserisce nel quadro delle attività finanziate dall’Unione Europea nel progetto AVENUE – ERASMUS+, a sostegno dello sviluppo delle industrie creative europee. L’importante partnership, che unisce Film Commission Torino Piemonte, CSC Animazione, Politecnico di Torino, Cartoon Italia e Prodea Group a sostegno dello sviluppo delle industrie creative europee nei prossimi quattro anni, è stata presentata in anteprima assoluta durante TFI Torino Film Industry 7 dal produttore danese Morten Thorning.

Con questa nuova programmazione, TFI Torino Film Industry si propone come piattaforma di osservazione, dialogo e crescita per chi lavora nell’audiovisivo e vuole restare al passo con le trasformazioni di un settore in continuo divenire, che richiede strumenti di mappatura e occasioni di confronto per intercettare le forme più attuali dell’audiovisivo, far emergere i talenti e sostenere lo sviluppo dell’ecosistema regionale e nazionale in un quadro che non può non essere di grande respiro internazionale.

TFI Immersive allestisce anche un’Immersive Lounge, con la collaborazione e il supporto del Politecnico di Torino e il Visionary Media Lab di Ingegneria del cinema e dei media digitali. Il programma presenta alcune delle creazioni più innovative di artisti nazionali e internazionali a cura di Film Commission Torino Piemonte e ShorTO Film Market, nonché progetti realizzati da Officine Sintetiche e dagli studenti e studentesse del Politecnico di Torino e dell’Università degli Studi di Torino in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema.

_______________________

Torino culla del cinema dagli esordi stessi della settima arte, e da sempre hub di innovazione: è questo il filo rosso che porta a TFI Immersive, nuova sezione di TFI Torino Film Industry sotto cui si riuniscono gli appuntamenti dedicati alle sperienze audiovisive che elaborano e rielaborano le espressioni di “cinema” (tra opportune virgolette) che espande linguaggi ed estetiche oltre i confini dello schermo cinematografico.

L’officina, market e meeting torinese è da sempre luogo d’incontro per lo sviluppo di visioni e esperienze innovative. TFI Torino Film Industry si struttura a partire dall’esperienza dei Production Days di Film Commission Torino Piemonte, a loro volta nati in un percorso di attività industry che 2008 in poi ha visto, attraverso Piemonte Doc Meeting, Piemonte Brand Meeting, New Media Days, In.Di.Days, una costante attenzione al rapporto tra immagini in movimento, nuove tecnologie, e nuovi spazi di fruizione. Queste esperienze si sono unite in modo naturale alla programmazione di ShorTO Film Market, che ha sempre riservato un’attenzione particolare alle esperienze audiovisive nate dalle innovazioni tecnologiche, e al lavoro di Fondazione Piemonte dal Vivo nell’attenzione verticale al rapporto tra tecnologie, immagini in movimento e performing arts. Fino all’edizione 2024, che ha visto un importante panel-think thank condotto da Tatiana Mazali (Professoressa Associata Politecnico di Torino, Referente Corsi di studio di Ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione) con Università di Torino, CSC Immersive Arts, ShorTO Film Market, Creative Europe Desk Italy MEDIA, Unione Editori e Creators digitali ANICA e ETT dedicato al mondo dei contenuti immersivi, tra ibridazioni e sperimentazioni, e uno spazio di showcasing chiamato “Immersive Room”, allestita presso il Museo Nazionale del Risorgimento.

Per questa ottava edizione, TFI Immersive si presenta come un progetto strutturato che mette a sistema i panel e i workshop con la programmazione di una Immersive Lounge nella Sala Artisti del Circolo dei lettori e delle lettrici. La cura della sezione è affidata a Sara Tirelli, artista, filmmaker e immersive mentor, in collaborazione con Federico Anselmi, Head of Industry & Talent Programs a NewImages di Parigi. Il fine dichiarato è quello di costruire un osservatorio per l’analisi della rapida evoluzione delle tecnologie immersive e degli strumenti di creazione digitale che, in un settore in continuo divenire, stanno ridisegnando il modo in cui le opere vengono pensate, prodotte e fruite.

Come sempre accade di fronte a nuove forme artistiche, il primo passo è quello della definizione dei termini. Quando si parla di innovazione e audiovisivo, spesso ci si perde tra gli acronimi: c’è la VR (Virtual Reality), cioè l’esperienza totalmente digitale col caschetto; l’AR (Augmented Reality), che unisce livelli visivi sovrapposti a un contesto reale; l’MR (Mixed Reality), esperienze miste dove la realtà fisica entra attivamente nel visore. «Ma la cosa più importante», rimarca Tirelli, «è che queste nuove tecnologie, come anche l’AI, hanno a che fare con il modo in cui noi interagiamo con la realtà. Gli autori non possono più ignorare che la nostra contemporaneità è mediata dalla tecnologia. Siamo davanti a un cambiamento di paradigma che sta avvenendo sia nei linguaggi che nelle estetiche».

Non è un caso che i termini si stiano evolvendo, come successo alla Mostra del Cinema di Venezia, dove da “VR” si è passato al termine “Expanded”, per giungere, infine, all’“Immersive”. «Ritengo che immersive sia il sostantivo più idoneo: non c’è solo il VR, ma tutte quelle forme dell’audiovisivo che si espandono nell’ambiente ed escono dallo schermo cinematografico. Si tratta di un’espansione non solo di forma, ma spesso anche di venue e di luoghi».

L’ottava arte, come Sara Tirelli ama definirla, che incontra in maniera così integrata proprio TFI Torino Film Industry 8, si articola come un medium che, mettendo il corpo dello spettatore all’interno dello spazio scenico, è capace di parlare non legandosi esclusivamente e strettamente legati alla narrazione lineare. Per certi versi recupera la spinta sperimentale degli inizi del cinema e della sua tecnologia all’epoca ancora completamente innovativa, in un momento storico in cui nessuno aveva ancora stabilito alcuna regola.

Viene da domandarsi come tutto questo si metta in relazione con l’essenza del cinema – ma Tirelli mette in guardia a un accostamento troppo frettoloso: «Immersive non è cinema. Certo, essendo audiovisivo e lavorando con la vista, richiama il cinema, ma secondo me richiama molto di più il teatro. È un medium che sta dimostrando di poter camminare con le proprie gambe, non è semplicemente un’evoluzione. D’altra parte, l’immersione vera e propria è una specificità delle forme artistiche di sempre: lo era la caverna di Platone, è immersiva la Cappella Sistina, è immersivo Giotto degli Scrovegni». Sono immersive, insomma, tutte istanze in cui la presenza fisica di uno spettatore interagisce direttamente con dei luoghi di cui l’arte fa parte in maniera intrinseca.

A questo proposito, torna alla mente il grande dibattito pre-Covid nato dall’avvento e dal rafforzamento delle piattaforme e dello streaming dal divano di casa – se non dallo schermo del telefono in metropolitana. «Non si può dire di no all'evoluzione tecnologica, proprio come non si può dire che l’unica esperienza cinematografica sia la sala, ignorando tutta la nuova generazione che usa le piattaforme. È quasi un dovere per i professionisti dell’audiovisivo osservare cosa sta succedendo, per scovare le opportunità e dargli la possibilità di svilupparsi».

In questo momento, l’Italia si trova in una posizione anomala, quella che Tirelli chiama il “Venice Paradox”: se da un lato ospita uno degli eventi più prestigiosi a livello mondiale per il settore – la sezione Immersive della Mostra del Cinema di Venezia – dall’altro non riesce a raccogliere i talenti che crescono nel Paese. «Ci vuole una rivoluzione copernicana a livello di accettazione della cultura digitale, con la costruzione di un ecosistema, l’ideazione di fondi e la messa a punto di un sistema di sostegno per lo sviluppo».

Da questa esigenza nasce TFI Immersive, con la volontà dichiarata di superare questa contraddizione e trovare invece il passo già condiviso da molti altri paesi europei. Anselmi, che nella sua carriera ha lavorato internazionalmente con i maggiori player del settore, ricorda che a livello europeo sono stati stanziati circa 300 milioni di euro per progetti XR con un solo ciclo di fondi, che nuovi bandi allocano risorse anche per aggiuntivi 100 milioni di euro, e che la stessa Commissione Europea ha creato da poco la Virtual Worlds Association, l’associazione per i mondi virtuali. «C’è una chiara crescita di investimento e volontà di sperimentare che si traduce in strutture specifiche, con la conseguenza che anche mercati come quello di Cannes annunciano ingente investimento per le forme d'arte immersiva. L’Europa sta fornendo il treno e i binari; l’Italia rischia di sembrare l’unico passeggero scettico».

La radice del problema non è tuttavia esclusivamente economica, ma probabilmente, dicono Tirelli e Anselmi, culturale e istituzionale: «Sono necessari da parte delle istituzioni degli investimenti sulla cultura come motore sociale, non solo come forma di intrattenimento, e più che mai serve fiducia e volontà di collaborazione. In Europa c’è molta più voglia di creare partnership e di supportare economicamente gli artisti per aiutare la vera crescita di questo medium».

Cruciale è anche un cambio di prospettiva dal punto di vista educativo, a più livelli: «Ho visto moltissimi progetti educativi in giro per i mercati,» dice Anselmi. «Però c'è un problema di nuovo anche a livello europeo: le università, i sistemi educativi, sono interessati, ma sono restii perché non sanno dove andare a cercare i contenuti educativi da mostrare. Non sono contrarie a usare un visore, dicono semplicemente: “Come lo mostro e che esperienza mostro?” Basterebbero piccoli gesti, come fornire liste di esperienze e dire: “Proviamo”. È fondamentale formare nuovi profili professionali, e l’approccio deve essere insegnare l’uso della tecnologia e l’approccio creativo, non solo i software».

Ecco quindi che la speranza per TFI Immersive è quella di posizionarsi come un punto fermo su cui convergere per la spinta dell’innovazione: Torino ha l’identikit ideale per come mette in rete l’Università degli Studi e il Politecnico, dove i corsi di laurea dedicati al cinema e all’audiovisivo sempre più aprono all’attenzione per le nuove tecnologie e esperienze digitali; si uniscono l’anima innovativa di istituzioni come il Museo Nazionale del Cinema e OGR, che la rendono un terreno fertile; la forza da collante è quella di Film Commission Torino Piemonte, da sempre attenta ai nuovi formati con il suo sostegno alla produzione e quest’anno ente coordinatore della costruzione di TFI Immersive all’interno del progetto AVENUE – ERASMUS+ a sostegno dello sviluppo delle industrie creative europee – di cui è parte con CSC Animazione, Politecnico di Torino, Cartoon Italia, Prodea Group, come annunciato nell’edizione 2024 di TFI Torino Film Industry.

Se oggi l’ostacolo reale è che le piccole realtà non hanno un’istituzione di riferimento, l’obiettivo del sostegno ad autori e talenti per la realizzazione di prototipi che diano la possibilità alle produzioni locali e nazionali di allinearsi agli standard europei, consolidando la cifra innovativa del territorio, identifica in TFI Immersive un’occasione per l’Italia di «entrare a riempire un vuoto che non è più un buco nero: il momento è maturo per cogliere tutte le migliori opportunità».